Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli.

       La famiglia Colla nel 1898: da sinistra in piedi Carlo II, la moglie Rosa Baratto, Michele, Rosina, Giovanni; seduti Carlo Colla I e la moglie Teresa Lucotti.

A Milano, a qualche passo dal Duomo, fra la Corsia dei Servi e la Piazza Beccaria, sorgeva il vicolo San Martino.
Qui, fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, esisteva il palazzo di Giovanbattista Colla, un ricco commerciante proprietario di una rivendita di legna, carbone e foraggi ("sostra" era il nome che veniva dato a questi edifici), fornitore prima dell'Imperial Esercito Austriaco e poi delle Armate degli invasori Francesi. Nel 1805 egli battezzò nella chiesa di Santa Maria alla Corsia dei Servi, oggi San Carlo, il figlio Carlo Gaspare Gioachino, detto Giuseppe, "Compadre il Signor D. Gioachino Valcharzer Cordoba figlio del fu D. Pietro della Parrocchia di San Sepolcro", come attesta il certificato di battesimo ritrovato nell'archivio parrocchiale a firma del Curato Borroni. Il nome altisonante del padrino sottolinea le amicizie di buon tono, le stesse che, con molta probabilità, affollavano le sale di casa Colla e assistevano agli spettacoli di marionette che vi si tenevano per diporto.
Il Colla, infatti, secondo l'uso del tempo, aveva adibito una delle sale del palazzo per darvi spettacolo facendo costruire un teatro di marionette dotato di scenografie e di personaggi alti, all'incirca, quaranta centimetri. Lo spettacolo delle marionette nel teatrino di casa era una moda che accomunava le famiglie aristocratiche e quelle della borghesia,
Certamente nessuno della famiglia Colla avrebbe mai immaginato che lo svago privato potesse dare origine ad una formazione marionettistica vera e propria. Fu infatti un rovescio di fortuna dovuto ai tempi assai burrascosi, agli improvvisi mutamenti di padrone, che costrinse la famiglia Colla a dover abbandonare Milano e a cercare rifugio altrove.
Soltanto dal 6 marzo 1835, mentre la Compagnia teneva spettacoli nella "piazza" di Borgo Vercelli, furono annotati su di un libro mastro gli spostamenti della formazione nei vari paesi e cittadine del Piemonte, le opere rappresentate, gli incassi e le spese sostenute. E' questa la data con cui ufficialmente si indica l'inizio dell'attività professionale della famiglia Colla.       
      

Protagonista degli spettacoli, la maschera Famiola, sconosciuta alle compagnie marionettistiche che in quegli anni e nei seguenti, almeno sino al 1861, diedero spettacoli nelle diverse regioni dell'Italia settentrionale.

Famiola indossava pantaloni, gilet e giacca di panno rosso bordati di bianco, calze a righe bianche e rosse, scarpe nere con fibbia settecentesca, parrucca nera con codino rialzato stretto da un nastro rosso, uno zucchettino rosso sul capo e al collo una vistosa cravatta verde a farfalla, insieme di colori che non doveva passare inosservato in territorio piemontese!

In quegli anni in cui la storia d'Italia, e, in particolare, del Piemonte, si preparava ad eventi importanti, l'attività continuò con ugual ritmo rispettando gli stessi itinerari nella scelta delle "piazze" che, sprovviste di un teatro vero e proprio, senza possibilità quindi di ospitare attori e cantanti in carne ed ossa, cominciarono ad accogliere con particolare simpatia le compagnie marionettistiche di passaggio (e questa dei Colla in particolare).
All'interesse per le commedie di repertorio, che precedevano balli a sfondo storico come "L'incendio di Mosca" o a sfondo mitologico quali "Plutone" e "Minerva", si aggiunse il fervore commosso dei tempi nuovi quando la Compagnia Colla si presentò con lo spettacolo "La battaglia di Palestro".

Era accaduto che Giuseppe Colla, alla fine del maggio 1859, si fosse trovato nel bel mezzo della battaglia di Palestro e avesse di lontano assistito allo scontro fra piemontesi ed austriaci operando validamente con la popolazione. E naturalmente il pubblico accolse trionfalmente lo spettacolo che mostrava avvenimenti di cui era giunta soltanto un'eco confusa.

Nel 1861, con la morte del fondatore avvenuta il 21 maggio a Soresina, la struttura della Compagnia mutò, poiché i figli Antonio, Carlo e Giovanni, unici sopravvissuti della numerosa figliolanza, decisero di dividersi l'edificio teatrale (così si chiama, in gergo marionettistico, il patrimonio costituito da marionette, teste di ricambio, costumi, scenari, copioni e materiale di attrezzeria) e diedero vita a tre diverse compagnie. Antonio, dopo un sodalizio con il marionettista Croce, morì senza eredi; Carlo diede vita alla formazione Carlo Colla e Figli di cui ci occupiamo; da Giovanni discese la Compagnia "Giacomo Colla e famiglia", oggi nota come "Le marionette di Gianni e Cosetta Colla".

Carlo Colla prese ad annotare la storia della sua Compagnia a Broni il 22 agosto del 1863.

      

I piccoli paesi e le borgate scomparvero quasi del tutto per lasciar posto, nell'itinerario della Compagnia, alle grandi città e ai centri più importanti, indizio preciso di un'attività professionale che andava migliorando qualitativamente sino al punto di essere in grado di soddisfare un pubblico sempre più esigente.
Gli spostamenti diventarono meno frequenti poiché la Compagnia sostava per circa tre mesi in ogni piazza; si arrivò, persino, ad un massimo di sette località in un anno e tutte comprese fra il territorio piemontese e quello dell'Oltrepò Pavese, zona in cui i Colla erano già simpaticamente noti. Ed arriviamo al 1889, anno in cui una grave malattia alla gola colpì Carlo Colla costringendolo a ridurre notevolmente in un primo tempo, e poi del tutto, il suo lavoro di direttore della Compagnia e ad abbandonare per sempre l'interpretazione della maschera di Famiola. Il sedicenne Carlo jr., maggiore dei figli maschi, si trovò improvvisamente a sostituire il padre negli impegni e nelle scadenze relative all'attività marionettistica.
Il giovane Carlo,  aveva seguito con profonda ammirazione i successi dello zio Antonio, notando la tecnica raffinata del maneggio, la preziosità e l'eleganza degli allestimenti scenici, elementi teatrali che gli avevano aperto la strada verso un pubblico raffinato ed esigente come quello del Teatro Gerolamo di Milano. In lui cominciò a farsi luce l'idea che esistesse la possibilità di realizzare spettacoli eccezionali attraverso un lavoro serio, prima in sede di studio e poi in fase di allestimento; soprattutto comprese che sarebbe nata una grande compagnia se egli fosse riuscito a infondere nei fratelli l'idea di una creazione che scaturisse da diverse competenze fra loro coordinate. E la prima fu proprio il ballo "Excelsior" che nacque, durante un periodo di licenza dal servizio militare, a Caluso nel 1895 con il titolo di "Civiltà e Progresso"; naturalmente gli allestimenti dei grandi teatri, con attori in carne ed ossa, cioè, e dei complessi marionettistici che avevano agito nella capitale lombarda (ne va dimenticata l'ammirazione per lo zio Antonio) dovettero influenzare notevolmente l'inventiva del giovane capocomico ma, altrettanto naturalmente, il senso della scena, l'immediatezza del rapporto fra il teatro, specie quello delle marionette, ed il pubblico, trovarono il loro giusto rilievo non solamente in ciò che il libretto descrittivo del Cav. Manzotti esigeva ma nella rigorosa comprensione degli elementi storici che quella sfavillante allegoria, specchio di un'epoca e delle sue illusioni, richiedeva dalla magica ironia delle teste di legno.
Le scenografie del Mens e del Bellio, gli effetti di luce, gli splendidi costumi, i numerosi giochi scenici e le graziose movenze dei 215 personaggi che vi agivano furono espressione di una abilità marionettistica che stava diventando sempre più evidente. Carlo ritornò definitivamente alla direzione della Compagnia sul finire del 1896, riprese l'interpretazione della maschera e la direzione della Compagnia in cui era stato sostituito, per tutta la durata della ferma militare, dal fratello Giovanni. Gli anni seguenti vedono l'allestimento e la messainscena di spettacoli ispirati ai grandi temi che permettevano a tutte le forme spettacolari di grande presa sul pubblico di trionfare. Il successo fu immediato e gli spostamenti della Compagnia incominciarono a comprendere anche grosse città fra cui Parma, dove i Colla approdarono nel 1899 al Teatro San Giovanni .
Nel 1906, proprio a Parma, accaddero due avvenimenti di notevole importanza nella storia dei Colla: la morte del vecchio Carlo, sopravvissuto per parecchi anni alla sua forzata rinuncia al capocomicato, e la realizzazione dello spettacolo "Pietro Micca", che rappresentò l'occasione per raggiungere il Gerolamo di Milano.                                      

     

Nel 1906 l'impresario Gittardi che dirigeva il teatro, recatosi a Vigevano ad assistere a "Pietro Micca",  scritturò quei marionettisti per quella ed altre stagioni.
E al Gerolamo la Compagnia ritornerà nella stagione teatrale seguente, e poi ancora e ancora sino al 1911, anno in cui i Colla diventeranno Teatro stabile delle marionette (l'unico in Milano, dopo il Teatro alla Scala!) assumendo anche la gestione della sala.
Al personaggio di Famiola viene sostituito quello del più celebre Gerolamo a cui il teatro era intitolato da più di un secolo.
Dal 1911 sino al secondo conflitto mondiale al Gerolamo il sipario si alza alle 20,45 di tutti i giorni, escluso ilvenerdì, con doppio spettacolo al giovedì e alla domenica e nei giorni festivi. Ed è un rito per i milanesi accorrervi a Natale, a S. Stefano, a Capodanno, nel giorno dell'Epifania e a Carnevale.
Insieme al pubblico di sempre, negli anni, assistono agli spettacoli della Carlo Colla e Figli spettatori illustri del mondo dell'arte e della cultura come Gordon Craig, Strawinsky, Simon Weil, Luchino Visconti, Erminio Macario, Paolo Poli, Lila De Nobili, Filippo Crivelli, Giancarlo Menotti, a testimoniare con il loro interesse ed i loro scritti come il teatro delle marionette, con la sua popolarità, fosse momento indimenticabile per contenuti e per emozioni, ma soprattutto per la grande sapienza nel fare spettacolo. 
Per esse mostrano un particolare interesse le grandi ed importanti ditte che chiedono il loro nome sul siparietto pubblicitario che cala ad ogni intervallo e sui programmi di sala. Negli anni Trenta viene addirittura allestito uno spettacolo a sfondo pubblicitario per una importante ditta farmaceutica e negli anni Cinquanta, durante gli intervalli dello spettacolo, sono rappresentati veri e propri spot pubblicitari con marionette, scene e costumi appositamente disegnati e costruiti.
Persino il cinema sceglie queste marionette e questi marionettisti in più occasioni: nel 1916 con "Il sogno folle", nel 1935 con "I quattro moschettieri" di Nizza e Morbelli, tratto dalla rivista radiofonica che spopolava all'epoca, nel 1946 con "Cristoforo Colombo", "Il gatto dagli stivali", "Cenerentola" e "L'orfanella delle stelle" interpretato da Gandusio e dagli stessi Colla.
Un grande della musica, Manuel De Falla, per la prima mondiale del suo "Retablo" a Venezia, nel 1932, vuole i Colla di Milano per animare i personaggi creati da Otto Morach.
Nel 1952 Carlo II, causa il suo stato di salute, affida la direzione della Compagnia al nipote Giuseppe. Così gli spettacoli al Gerolamo continuano sino al 1957. 

Spoleto 1970:  da sinistra Teresa,  Carlo III,  Angela, Eugenio Monti,  Carla e Cesarina Colla.



Ma i tempi sono mutati. L'avvento della televisione e il dilagare delle produzioni cinematografiche dei cartoni animati polarizzano l'attenzione del pubblico rendendo faticosa la gestione del Teatro Gerolamo, che è anche minacciato di demolizione da un nuovo piano regolatore.
Carlo II Colla, unico sopravvissuto dei fratelli, decide di sciogliere la Compagnia e di abbandonare la sala del Gerolamo.
Dopo l'abbandono dei Colla il Gerolamo è dichiarato monumento nazionale.
Nel 1965, dopo otto duri anni di silenzio e di indifferenza sul futuro di questo patrimonio artistico e culturale, Angela, Cesarina, Teresa, Carla, Carlo III ed Eugenio Monti, decidono di recuperare il materiale teatrale e di riprendere l'attività.
L'anno successivo si inaugura presso l'Università Cattolica del S.Cuore di Milano una esposizione dei materiali teatrali dei Colla voluta da Mario Apollonio e da Monsignor Guido Aceti.
La Scala offre ai Colla di riprendere per due stagioni consecutive il celebre ballo "Excelsior" nella incantevole sede della Piccola Scala. Nello stesso anno il regista Filippo Crivelli, affezionato spettatore del Teatro Gerolamo, allestisce sul palcoscenico del Maggio Musicale Fiorentino il ballo "Excelsior" con Carla Fracci, Ludmilla Tcherina ed altre étoiles della danza; chiede che nel foyer del Teatro siano ricostruiti alcuni piccoli palcoscenici con scene, costumi e personaggi dell'edizione marionettistica dei Colla.
Nel 1970 Giancarlo Menotti ,"Duca" di Spoleto, invita la riunita Compagnia Carlo Colla e Figli a partecipare al nascituro Festival dei Due Mondi, con lo spettacolo"Excelsior".
La presenza dei marionettisti milanesi si ripeterà a Spoleto nel 1971 e dal 1990 ad ogni edizione del Festival con nuove e vecchie produzioni, sempre acclamate ed osannate dal pubblico italiano ed internazionale.
Nel 1980 l'incontro con il CRT offre agli spettacoli della Carlo Colla e Figli l'occasione di essere conosciuti nei teatri di tutto il mondo: Francia, Spagna, Germania, Olanda, Gran Bretagna, Russia, Cecoslovacchia, Ungheria, Grecia, Stati Uniti, Messico, Venezuela, Argentina e Australia.
La Compagnia partecipa a festival di grandissima risonanza internazionale come il Festival di Edimburgo (1983), il Festival d'Automne a Parigi (1984, 1987), La Biennale Teatro a Venezia (1985), il Festival of Three Worlds a Charleston negli Stati Uniti (1987, 1989), il I Festival di Teatro Italiano a Mosca (1990), il Fundateneo Festival di Caracas (1991), Italiana a Buenos Aires (1992), Europa Festival Praga e Budapest (1993) e poi ancora piazze importantissime quali Berlino, Freiburg, Nancy, Canterbury, Amsterdam, Leuven, Colonia, Francoforte, Barcellona, Amiens, Città del Messico, e altre manifestazioni di gran pregio e cultura, dove si arriva ad avere il tutto esaurito di pubblico adulto in sale di 600 posti e 1000 posti.
Fra le più prestigiose realizzazioni di questi anni sono il "Prometeo", "Aida", "La tempesta" di Eduardo, la trilogia "Omaggio a Goldoni".
Dal 2000 è in atto una convenzione con il Piccolo Teatro di Milano, che prevede la realizzazione della stagione milanese della Compagnia Carlo Colla e Figli presso il Teatro Studio e il Teatro Grassi, storica sede del Piccolo.
La Compagnia è stata insignita dei più importanti riconoscimenti: Premio Pegaso al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1990, l'Ambrogino d'Oro (medaglia d'oro) dal Comune di Milano nel 1996, il Sigillo Longobardo dalla Regione Lombardia nel 2005, il Premio speciale della critica musicale "Franco Abbiati" nel 2009.