Protagonista degli spettacoli, la maschera Famiola, sconosciuta alle compagnie marionettistiche che in quegli anni e nei seguenti, almeno sino al 1861, diedero spettacoli nelle diverse regioni dell'Italia settentrionale.
Famiola indossava pantaloni, gilet e giacca di panno rosso bordati di bianco, calze a righe bianche e rosse, scarpe nere con fibbia settecentesca, parrucca nera con codino rialzato stretto da un nastro rosso, uno zucchettino rosso sul capo e al collo una vistosa cravatta verde a farfalla, insieme di colori che non doveva passare inosservato in territorio piemontese!
In quegli anni in cui la storia d'Italia, e, in particolare, del Piemonte, si preparava ad eventi importanti, l'attività continuò con ugual ritmo rispettando gli stessi itinerari nella scelta delle "piazze" che, sprovviste di un teatro vero e proprio, senza possibilità quindi di ospitare attori e cantanti in carne ed ossa, cominciarono ad accogliere con particolare simpatia le compagnie marionettistiche di passaggio (e questa dei Colla in particolare).
All'interesse per le commedie di repertorio, che precedevano balli a sfondo storico come "L'incendio di Mosca" o a sfondo mitologico quali "Plutone" e "Minerva", si aggiunse il fervore commosso dei tempi nuovi quando la Compagnia Colla si presentò con lo spettacolo "La battaglia di Palestro".
Era accaduto che Giuseppe Colla, alla fine del maggio 1859, si fosse trovato nel bel mezzo della battaglia di Palestro e avesse di lontano assistito allo scontro fra piemontesi ed austriaci operando validamente con la popolazione. E naturalmente il pubblico accolse trionfalmente lo spettacolo che mostrava avvenimenti di cui era giunta soltanto un'eco confusa.
Nel 1861, con la morte del fondatore avvenuta il 21 maggio a Soresina, la struttura della Compagnia mutò, poiché i figli Antonio, Carlo e Giovanni, unici sopravvissuti della numerosa figliolanza, decisero di dividersi l'edificio teatrale (così si chiama, in gergo marionettistico, il patrimonio costituito da marionette, teste di ricambio, costumi, scenari, copioni e materiale di attrezzeria) e diedero vita a tre diverse compagnie. Antonio, dopo un sodalizio con il marionettista Croce, morì senza eredi; Carlo diede vita alla formazione Carlo Colla e Figli di cui ci occupiamo; da Giovanni discese la Compagnia "Giacomo Colla e famiglia", oggi nota come "Le marionette di Gianni e Cosetta Colla".
Carlo Colla prese ad annotare la storia della sua Compagnia a Broni il 22 agosto del 1863.
I piccoli paesi e le borgate scomparvero quasi del tutto per lasciar posto, nell'itinerario della Compagnia, alle grandi città e ai centri più importanti, indizio preciso di un'attività professionale che andava migliorando qualitativamente sino al punto di essere in grado di soddisfare un pubblico sempre più esigente.
Nel 1906 l'impresario Gittardi che dirigeva il teatro, recatosi a Vigevano ad assistere a "Pietro Micca", scritturò quei marionettisti per quella ed altre stagioni.
E al Gerolamo la Compagnia ritornerà nella stagione teatrale seguente, e poi ancora e ancora sino al 1911, anno in cui i Colla diventeranno Teatro stabile delle marionette (l'unico in Milano, dopo il Teatro alla Scala!) assumendo anche la gestione della sala.
Al personaggio di Famiola viene sostituito quello del più celebre Gerolamo a cui il teatro era intitolato da più di un secolo.
Dal 1911 sino al secondo conflitto mondiale al Gerolamo il sipario si alza alle 20,45 di tutti i giorni, escluso ilvenerdì, con doppio spettacolo al giovedì e alla domenica e nei giorni festivi. Ed è un rito per i milanesi accorrervi a Natale, a S. Stefano, a Capodanno, nel giorno dell'Epifania e a Carnevale.
Insieme al pubblico di sempre, negli anni, assistono agli spettacoli della Carlo Colla e Figli spettatori illustri del mondo dell'arte e della cultura come Gordon Craig, Strawinsky, Simon Weil, Luchino Visconti, Erminio Macario, Paolo Poli, Lila De Nobili, Filippo Crivelli, Giancarlo Menotti, a testimoniare con il loro interesse ed i loro scritti come il teatro delle marionette, con la sua popolarità, fosse momento indimenticabile per contenuti e per emozioni, ma soprattutto per la grande sapienza nel fare spettacolo.
Per esse mostrano un particolare interesse le grandi ed importanti ditte che chiedono il loro nome sul siparietto pubblicitario che cala ad ogni intervallo e sui programmi di sala. Negli anni Trenta viene addirittura allestito uno spettacolo a sfondo pubblicitario per una importante ditta farmaceutica e negli anni Cinquanta, durante gli intervalli dello spettacolo, sono rappresentati veri e propri spot pubblicitari con marionette, scene e costumi appositamente disegnati e costruiti.
Persino il cinema sceglie queste marionette e questi marionettisti in più occasioni: nel 1916 con "Il sogno folle", nel 1935 con "I quattro moschettieri" di Nizza e Morbelli, tratto dalla rivista radiofonica che spopolava all'epoca, nel 1946 con "Cristoforo Colombo", "Il gatto dagli stivali", "Cenerentola" e "L'orfanella delle stelle" interpretato da Gandusio e dagli stessi Colla.
Un grande della musica, Manuel De Falla, per la prima mondiale del suo "Retablo" a Venezia, nel 1932, vuole i Colla di Milano per animare i personaggi creati da Otto Morach.
Nel 1952 Carlo II, causa il suo stato di salute, affida la direzione della Compagnia al nipote Giuseppe. Così gli spettacoli al Gerolamo continuano sino al 1957.
Spoleto 1970: da sinistra Teresa, Carlo III, Angela, Eugenio Monti, Carla e Cesarina Colla.